Citazioni olimpiche

"Come nelle Olimpiadi sono incoronati non i più belli e i più forti, ma quelli che partecipano alla gara (e tra di essi infatti vi sono i vincitori), così nella vita chi agisce giustamente diviene partecipe del bello e del buono."

ARISTOTELE

"I primati mondiali sono fatti per essere battuti, un oro olimpico resta per sempre."

USAIN BOLT

"L'Olimpiade vince con gli sport poveri, ma vince anche con i campioni del superprofessionismo. L'Olimpiade è una parentesi tra le contraddizioni dello sport, viaggia tra le angustie e gli splendori del mondo, non maschera nulla, non ci fa dimenticare tragedie e ingiustizie, difende faticosamente valori. Benedetto sia chi la concepì e chi la fece rinascere. Nulla di più bello ho visto sgorgare dalla fantasia dell'uomo."

CANDIDO CANNAVO'

sabato 4 agosto 2012

Grazie Mike... We'll miss u!



Quando si vuole scrivere qualcosa a proposito di Michael Phelps si corre sempre il rischio di risultare banali. Ormai ogni aggettivo superlativo e ogni soprannome è stato usato per descriverlo, ma voglio provarci lo stesso.

Michael Phelps commosso a Londra 2012: ha vinto la sua diciannovesima medaglia

Stasera, con la staffetta 4x100 mista, calerà definitivamente il sipario sulla sua carriera unica e inimitabile, apertasi nel 2000 alle Olimpiadi di Sidney. In quella occasione non portò a casa nessuna medaglia, ma quello rappresentò il punto di partenza per tutti i successi futuri e, soprattutto, lì battè il primo dei tanti record fatti registrare in seguito: a soli 15 anni fu il più giovane nuotatore statunitense a qualificarsi per i Giochi.
Da lì Phelps ha iniziato a inseguire una medaglia dopo l’altra, a battere un record dopo l’altro, macinando km su km in vasca, non tralasciando neanche i giorni festivi perché in questo modo poteva guadagnare più ore di allenamenti. “Mangiare, dormire e nuotare, è tutto quello che so fare” dichiara nelle interviste. Ma sa nuotare come nessun altro al mondo, come nessun altro prima di lui. Il nuoto si potrebbe dividere in a.p. e p.p., ovvero AntePhelps e PostPhelps. Tutti quelli che hanno gareggiato prima non hanno mai raggiunto i suoi livelli, tutti quelli che arriveranno dopo risulteranno secondi: il primo resterà per sempre Mike.


Stasera, quando probabilmente concluderà la sua formidabile carriera con un’ultima medaglia, mi alzerò in piedi dal divano e lo applaudirò dalla tv. So già che piangerò, ma non me ne vergogno e non mi importa. Saranno lacrime di malinconia perché la sua presenza mancherà, nessuna competizione sembrerà più la stessa senza di lui. Ma saranno anche e soprattutto lacrime di gioia perché ho avuto la fortuna di poter ammirare le imprese di questo ragazzo 27enne. Sembra che nessuno se lo ricordi mai, ma Michael Phelps prima di tutto è un ragazzo normale, come tutti gli altri.


E’ per questo che piace a tutti. Mike è uno di noi, un ragazzo di provincia che ha iniziato a nuotare per imitare le sorelle più grandi. Rifugiarsi in acqua per sfuggire ai problemi della vita. Quando metti la testa in vasca dimentichi il fatto di non avere un padre che ti aiuti a crescere o che ti hanno diagnosticato l’ADHD (sindrome da deficit di attenzione e iperattività). Inoltre in vasca non si vedono le orecchie troppo grandi che ti incorniciano il viso: metti la cuffia, gli occhialini e alla partenza dai blocchi tutti sono uguali, nessuna differenza, perlomeno fino al tuffo. Perché appena Michael inizia a gareggiare la differenza tra lui, alieno, e gli altri, comuni mortali, si nota, e ad ogni bracciata si fa sempre più insistente.

Al Bello/Getty Images Sport

Ma qualcosa che non va resta sempre. Dopo le Olimpiadi di Atene nel 2004 fu trovato ubriaco alla guida. Dopo le Olimpiadi di Beijing nel 2008 sulle copertine dei giornali di ogni paese del mondo comparve una sua foto mentre fumava marijuana a una festa universitaria. Perde diversi sponsor, chiede scusa in pubblico, paga i suoi errori e ricomincia: mangiare, nuotare, dormire.

“Un tipo solitario” lo definisce Bob Bowman, il suo allenatore/secondo padre/mentore/guida/esempio da imitare/socio in affari. Ma anche un tipo che dopo Pechino decide di prendersi una pausa e di cominciare a vivere veramente la sua vita, perché 24 anni si hanno solo una volta e non si può passare tutta la gioventù in acqua. E’ così che Mike scopre la vita, quella normale, di tutti i giorni, fatta di uscite con gli amici, di poker, videogiochi, feste, divertimenti. Poi torna a nuotare e deve fare i conti con qualche sconfitta di troppo. Sconfitta, questa parola nel vocabolario di Mike era definitivamente scomparsa, ma lui si mostra un vero mito anche in questo: non si scompone di fronte agli ostacoli, analizza le gare e ricomincia ad allenarsi giorno dopo giorno per tornare ad essere il solito Kid di Baltimora.


Arriviamo a London 2012, l’ultima Olimpiade per Phelps, l’ultima competizione in assoluto prima di appendere cuffia e occhialini al chiodo. Decide di partecipare “solo” in sette gare per concentrarsi sulle staffette e potersi godere il Villaggio e l’atmosfera a cinque cerchi. Finalmente libero dal peso degli 8 ori da conquistare, ma ancora con gli occhi puntati addosso. Alla conferenza stampa di presentazione dei Giochi tira fuori il cellulare e scatta una foto ai giornalisti presenti: it’s the last time. Poi incominciano le gare e nei 400 misti si classifica quarto. Uno schifo per un atleta abituato a vincere o quantomeno ad arrivare sul podio. 
In seguito guadagnerà due argenti, nella 4x100 e nei 200 farfalla, dove non veniva sconfitto da Sidney 2000. I media lo danno per spacciato, nonostante in questo modo abbia sorpassato la ginnasta Latinina nel computo totale delle medaglie olimpiche, ma Mike rinasce sempre e conquista tre ori: 4x200, 200 misti e 100 farfalla. 

Foto: AP Photo/Matt Slocum

Indipendentemente da quello che succederà stasera è diventato l’atleta più medagliato nella storia delle Olimpiadi. Il più grande di tutti i tempi? E’ un dibattito accesissimo in questi giorni. Una risposta definitiva non c’è, ma per me la risposta è SI’. Non solo per le medaglie ottenute, la grandezza di uno sportivo non si misura esclusivamente con i numeri, ma soprattutto per il Mike persona, ragazzo 27enne. E’ un esempio da imitare, da donare ai bambini per spronarli a non mollare mai nella vita perché, se te la meriti, una seconda occasione arriverà sempre. Perché niente è impossibile se tu lo desideri ardentemente. Perché per diventare i migliori in assoluto non basta sapersela cavare in uno sport, è più importante essere campioni nella vita di tutti i giorni. Perché lo sport dà una possibilità di riscatto ad ognuno di noi: alti, bassi, giovani, meno giovani, bianchi, neri… le differenze si annullano completamente, conta solo il fuoco che hai dentro.

Reuters/Michael Dalder

Tutti si ricorderanno del Phelps “Cannibale”, capace di portare a casa 8 medaglie del metallo più pregiato a Pechino, o di quello di Londra quando ha battuto ogni altro sportivo. Beh, io vado controcorrente: me lo voglio ricordare così, poco più che bambino, 15enne, a Sidney, quando sembrava non rendersi conto di dove si trovasse, completamente spaesato; quando guardava i giornalisti che gli si paravano di fronte con occhi impauriti come a chiedere: “Ma che volete da me? Io sono qui solo per nuotare”; quando ogni cosa del mondo sembrava stupirlo, prima che fosse lui a stupire quello stesso mondo.

Grazie per tutto Mike.......ci mancherai e non immagini neppure quanto!









Alfy/ Valeria

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