Il ciclismo è uno degli sport più faticosi che ci sia. Quand'ero piccola mi entusiasmava vedere come i corridori fossero in grado di resistere alle faticose salite delle Alpi sotto qualsiasi condizione climatica. Vedevo i loro volti contorcersi in una smorfia di dolore, come se fossero sul punto di cedere, fermarsi e dire basta, ma nessuno mollava, nonostante tutto.
Sono cresciuta con le imprese di Marco Pantani, il mio primo grande idolo sportivo insieme a Paolo Maldini. Ricordo con commozione mio padre che, appena Marco iniziava ad alzarsi sui pedali, si alzava dal divano e cominciava ad incitarlo e a muoversi, saltare, dimenarsi come se così potesse davvero aiutarlo a superare la fatica.
Poi, il buio. Basta solo nominare una piccola cittadina montuosa, Madonna di Campiglio, per portare alla mente ricordi spiacevoli. Nella mia memoria di bambina ho cancellato quel giorno, come se non fosse mai esistito. Dopo quel maledetto 5 Giugno la mia (e di mio padre) passione per il ciclismo è andata sfumando anche se non se n'è andata del tutto.
Io sono una di quelle che quando sente la canzone "E mi alzo sui pedali", scritta da Gaetano Curreri, si commuove.
Io sono una di quelle che sogna di andare a vedere una tappa del Giro sui monti alpini insieme al padre.
Io sono una di quelle cresciuta con le immagini del Pirata che scalava ogni salita con grinta e coraggio.
Io sono una di quelle che quando sente la parola "Pirata" pensa a Marco.
Io sono una di quelle che considerano Pantani un idolo, non un dopato.
Ansa |
Ma..c'è un ma, come in ogni storia che si rispetti. Sono una tifosa dello sport, ovviamente pulito, e ogni volta che vedevo un ciclista italiano infiammare le salite del Tour o del Giro mi entusiasmavo come quando, poco più che neonata, feci con Marco. Credevo in quell'atleta, ero felice per lui, pensavo che in fondo con Pantani non era finito il ciclismo, che altri potevano andare a colmare in parte il suo vuoto. E puntualmente ogni volta venivo categoricamente smentita. Riccò, Di Luca, Basso (anche se la sua storia è diversa dagli altri, l'unico che invece di cercare scuse si è preso tutte le sue colpe).....sono solo i primi nomi che mi vengono in mente, ma potrei citarne molti altri. Queste storie mi hanno fatto guardare a questa disciplina con un occhio più distaccato, non sento più il cuore battere forte quando vedo un corridore scattare in salita, ho perso gran parte della mia passione immensa.
La batosta finale è arrivata con Lance Armstrong. Appena ho sentito le sue dichiarazioni ho ripensato a Marco, a quando diceva che lui aveva pagato per tutti, che il corridore americano in primis ma tutti gli altri facevano lo stesso, se non di peggio, ma chissà perché non venivano accusati.
Afp Photo |
Io sono tifosa di un ciclismo che (forse) non c'è più.
La prima pagina de L'Equipe di oggi |
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