Ho sempre pensato di essere una ragazza fortunata perché nella mia vita l'incontro con la pallavolo è avvenuto molto presto. Sinceramente non riesco neanche a ricordare il momento preciso in cui ho preso in mano per la prima volta un pallone, ma sicuramente non avevo neanche 5-6 anni.
Prima delle scuole medie non potevo, a causa di motivi familiari, iscrivermi al corso di volley del mio paese e allora io e mio cugino decidemmo di trasformare il nostro cortile in un piccolo campo. Ci allenavamo tutti i pomeriggi per poi tentare di battere la sera i nostri padri e quelle poche volte in cui ci riuscivamo ci sentivamo davvero entusiasti e felici, come se avessimo vinto le Olimpiadi.
Poi, l'incontro con la pallavolo vera e propria: dagli 11 ai 19 anni ho fatto parte della squadra del mio paese con cui mi sono tolta tantissime soddisfazioni e con cui ho ottenuto anche sconfitte brucianti. Nello stesso periodo ho iniziato a seguire dal vivo tutte le partite della Lube, che giocava a due passi da casa, e ho scoperto che anche il volley maschile condivideva gli stessi valori di quella delle donne: lealtà, allegria, divertimento, sportività, correttezza.
La pallavolo mi ha insegnato tanto. Ad esempio, che non si deve mai mollare, neanche sul 24-19 per la squadra avversaria. Ha modellato il mio carattere, rendendolo meno spigoloso: quando sei in una squadra con 12 ragazze, ognuna con un carattere diverso dall'altra, non puoi permetterti di essere intollerante, e così riesci ad imparare le regole della sana convivenza in un gruppo e ad essere più comprensiva.
Sono diventata più grintosa, più espansiva e estroversa. Se mai avrò dei figli sicuramente insegnerò loro quanto di positivo mi ha lasciato la pallavolo.
Per colpa dei miei impegni universitari ho dovuto abbandonare la pallavolo giocata, ma non passa neanche un giorno senza che io ricordi con nostalgia al lungo periodo in cui la mia vita veniva scandita tra allenamenti e liceo, uscite con gli amici e partite.
Devo ammetterlo: sono un'assidua fan del volley maschile, complice la mia grande passione per la Lube, ma questo non vuol dire che, ad esempio, non mi sia commossa vedendo i trionfi azzurri agli Europei e in Coppa del Mondo o non mi sia disperata per le sconfitte dolorose alle Olimpiadi.
Ma vedendo questo gruppo che sta giocando ora a Milano per tentare di riportare in Italia il titolo iridato vinto nel 2002 ho sentito un brivido dentro che mai nessuna Nazionale italiana era stata capace di darmi; quella sensazione di adrenalina e gioia che riuscivo a provare solo giocando io stessa.
Sono un gruppo di 14 ragazze semplici, umili, sorridenti (stiamo pur sempre parlando della NAZIONALE DEL SORRISO), disponibili a sacrificarsi per la squadra, disponibili con i tifosi e i giornalisti.
C'è chi a 19 anni, pur di migliorarsi, ha accettato di allontanarsi da tutti gli affetti più cari andando in Brasile ad allenarsi con le campionesse olimpiche e a mettersi alla prova in uno dei campionati più difficili al mondo.
CATERINA BOSETTI
Foto: Ferro/ Get Sport Media |
C'è chi al Club Italia da adolescente non veniva considerata all'altezza del progetto e ha dovuto stringere i denti per ottenere quello che voleva lottando con una grinta unica. E ottenendolo.
VALENTINA ARRIGHETTI
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C'è chi è stata capace di passare in un anno dall'essere una riserva che non vedeva quasi mai il campo ad una titolare inamovibile dopo anni e anni di sacrifici lontana centinaia di km dalla sua Napoli.
CRISTINA CHIRICHELLA
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C'è chi detiene il record di presenze nella Nazionale italiana di volley (anche al maschile), che ha affrontato nella vita sfide molto più dure di quelle combattute nel rettangolo di gioco (tumore al seno), che era stata "scartata" dal Mister inizialmente, ma che appena richiamata non ha mostrato alcun disappunto e ha accettato la proposta.
ELEONORA LO BIANCO
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C'è chi è nata in Argentina, ma arrivata in Italia giovanissima ha trovato qui una nuova casa e si sente molto più italiana di tantissime persone nate nel Belpaese.
CAROLINA COSTAGRANDE
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C'è chi è alta solo 1.60 cm ma nasconde dentro s'è una forza d'animo inestimabile ed è capace di passare dall'operazione al menisco di Marzo al giocare una partita da titolare ai Mondiali in Ottobre.
PAOLA CARDULLO
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C'è chi è nel giro della Nazionale da anni senza esserne stata mai vera e propria protagonista, ma ha continuato ad allenarsi sempre più duramente e ora, a 27 anni, si trova a giocare un Mondiale in casa da prima attrice.
MONICA DE GENNARO
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C'è chi si è operata al ginocchio destro il 19 Agosto per una lesione al menisco e ora si trova in campo dopo aver visto la Nazionale soltanto in tv dal 2008 in poi pur essendo riconosciuta da tutti come la più talentuosa palleggiatrice italiana dopo l'inarrivabile Lo Bianco.
FRANCESCA FERRETTI
Foto: Ferro / Get Sport Media |
C'è chi da titolare l'anno scorso agli Europei ora si trova a fare la terza palleggiatrice, ma sa perfettamente che stare "dietro" a dei mostri sacri come Lo Bianco e Ferretti vuol dire essere arrivata a dei livelli straordinari ed è onorata di fare la riserva.
NOEMI SIGNORILE
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C'è chi è partita da Bolzano per inseguire il suo sogno azzurro e a 23 anni si trova stabilmente nel gruppo della Nazionale già da un paio d'anno come elemento fondamentale capace di entrare a freddo e rendere al massimo.
RAPHAELA FOLIE
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C'è chi è dovuta andare in Francia, a Cannes, vincere 7 titoli nazionali e 7 Coppe di Francia da assoluta trascinatrice e protagonista per meritare finalmente il ruolo da protagonista in azzurro che le sarebbe spettato già diverso tempo fa.
NADIA CENTONI
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C'è chi dopo aver vinto tutto in Italia ha trovato all'estero la sua nuova dimensione, con la ciliegina sulla torta dell'ultimo anno in Russia, a Kazan, con il triplete (campionato, Mondiale per Club, Champions) e che è riuscita a rialzarsi dopo essere stata esclusa dalla Nazionale alla vigilia delle Olimpiadi del 2008 per presunti problemi al cuore mai confermati.
ANTONELLA DEL CORE
Foto: Cucchetti / Get Sport Media |
C'è chi ha mamma italiana e papà senegalese, ma non è mai stata discriminata per questo, e che con i suoi 202 cm è considerata da anni come il futuro della pallavolo italiana, ma invece di fregiarsi di questo titolo cerca di dimostrare con i fatti di esserlo in campo.
VALENTINA DIOUF
Foto: Cucchetti / Get Sport Media |
E infine c'è la Capitana, la cui vera unica grande colpa è quella di essere troppo bella. Perché se aver esordito in Serie A a 14 anni, in Nazionale Seniores a 16, aver vinto 4 scudetti, 5 Champions League, un Mondiale, un Europeo, una Coppa del Mondo, aver partecipato a quattro Olimpiadi, aver avuto il proprio numero ritirato a Bergamo dopo 13 anni in cui è diventata un idolo e un esempio, essere d'ispirazione per intere generazioni di giovani pallavoliste.... se tutto questo non basta ancora per toglierle addosso l'etichetta ingombrante della "figa ma non brava", mi spiegate cosa diavolo deve fare ancora per farvi rendere conto che è una delle più grandi atlete che l'Italia abbia mai avuto nel mondo dello sport?
FRANCESCA PICCININI
Foto pubblicata dalla Piccinini sul suo Instagram |
E dopo questo..... avete ancora dei dubbi sul perché queste ragazze piacciano tanto? Non perché sono belle (e lo sono, sia in campo che fuori), ma perché ogni italiana/italiano possono rispecchiarsi in loro.
Forza azzurre, tutta l'Italia è con voi e anche se non vincerete nessuna medaglia noi italiani saremo fieri di essere rappresentati da ragazze e donne splendide come voi!
#conleazzurre
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